L’outing di Michela Murgia, avvenuto nei giorni scorsi, a proposito della sua malattia, conferma un nuovo trend che si pone come fine la distruzione dell’ultimo -e forse più inaccettabile- stigma della nostra società: la malattia; e ancora più specificatamente: il malato.
Abbiamo assistito, negli anni recenti, a tamponi positivi postati su tiktok, schiere di vip annunciare la loro positività alla Covid con una lunga sequela di sintomatologia senza un briciolo di diagnosi differenziale, generando confusione -se non panico.
Ma la confessione a cuore aperto della scrittrice sarda è diversa, nella forma e nel contenuto; è netta, cruda e le parole usate per dirlo sono scelte esattamente come lo farebbe per un suo romanzo.
Ma non è certo la prima a farlo, Feltri, il 19 marzo del 2022, scrisse una lettera su Libero (in prima pagina) indirizzata a Fedez che aveva appena mostrato a tutti -tramite i suoi social- la malattia che lo stava affliggendo e ciò che ne sarebbe conseguito; il giornalista andò subito al dunque: Caro Fedez fregatene; pensa che io ho il cancro…, scrisse a cuore aperto, in seguito ad alcune critiche ricevute dal rapper, da parte di gente comune sui social e da opinionisti di professione.
Ognuno con la sua sensibilità -vedi anche i casi famigerati di Gianluca Vialli e il suo collega Mihajlovic-, ma tutti quanti uniti da un personale dramma; e per quanto il circo mediatico si nutra di tutto questo dolore, in certi casi -come quelli appena elencati- si evince un solo e unico elemento: l’intimo rapporto con la morte.
E se essere malati è ancora uno stigma che si tenta sempre più di scardinare, grazie ad alcune forti personalità che trovano il coraggio di mostrare i loro ultimi giorni nelle loro sfaccettature più inaccettabili, la morte rimane – e rimarrà-l’ultimo grande tabù della nostra specie.
(Photo: Il Mattino )