Il mondo del web sempre più popolato da minori ma in Italia mancano le disposizioni ad hoc, le tutele, è possibile però fare riferimento a norme generali, come quelle su lavoro minorile e privacy, che per i legali vanno rispettate per evitare future controversie.
Capita che abbiano solo 3, 4 o 5 anni ma già in possesso di un proprio account.
La presenza dei baby influencer sui social media è un mosaico le cui tessere sono ciascuna un caso a sé, una famiglia a sé.
In comune hanno il fatto di portare guadagni: denaro per le sponsorizzazioni o prodotti o soggiorni premio.
Situazioni diverse in cui i minori andrebbero tutelati su più fronti: intanto quello lavorativo e quello economico; e poi ci sono gli aspetti legati alla privacy.
Sono i genitori influencer a coinvolgere i figli piccoli nella vita online. Molto spesso i propri figli diventano vere e proprie fonti di reddito. L’interesse supremo deve essere la tutela del minore – spiega Maria Francesca Quattrone, avvocato e fondatrice dello studio Dike Legal – e per questo motivo è importante che sia il brand sia le agenzie intermediarie prevedano l’inserimento nel contratto clausole cautelative.
Per esempio, i post che coinvolgono il bambino, anche se pubblicati sull’account del genitore, devono avere contenuti adeguati.